La Leggenda della Sacra di San Michele vicino a Torino

vista dal basso della sacra di san michele

Forse per la sua mestosità, che è stata in grado di ispirare scrittori come Umberto Eco, la Sacra di San Michele è al centro, non di una ma di moltissime leggende che si intrecciano con la realtà. Sono almeno due quelle più famose, eccole qui raccontate per voi.

La leggenda della Bell’Alda

Questa è forse la leggenda più conosciuta, anche grazie al fatto che, i resti della torre protagonista di questa storia sono ancora visibili e, dinque, quasi sempre, durante le visite guidate ci si ritrova ad ascoltare questo intrigante anneddoto.
In tempi non meglio specificati, molte persone avevano trovato rifugio sul Pirchirano, il monte da cui oggi ci guarda tracotante la Sacra di San Michele. I rifugiati speravano, allora  di rimanere protetti dalle numerose e violente incursioni di selvaggi invasori che usavano irrompere nei villaggi per saccheggiarli e distruggerli.

Nascosta nel monastero era anche una giovane ed avvenente fanciulla di nome Alda che, proprio per la sua bellezza era chiamata “Bell’ Alda”.

Un giorno funesto, un corposo gruppo di soldati nemici raggiunse il monastero e, con una violenza animale lo saccheggiò di tutti i suoi beni seminando morte e approfittando delle donne che trovavano lungo il loro cammino.

Nessuna donna fu risparmiata dalle barbarie dei soldati. Nessuna tranne Alda che, astuta come era, si nascose in un torrione. Lì accovacciata pregò devotamente la Madonna affinché la risparmiasse dalla ferocia di quegli uomini e quando, raggiunta dai soldati, per sottrarvisi, si gettò nel vuoto, sperò di essere salvata.

La caduta nel vuoto fu, da principio, veloce e decisa ma, d’un tratto, Alda si sentì come frenata e sorretta: gli Angeli la stavano sostenendo per attutire la sua caduta così da farla atterrare illesa. Incredula dell’accaduto, Alda raggiunse, così, il suolo senza nemmeno un graffio.

Tornata in paese, però, Alda raccontò quell’incredibile episodio con superbia e vanità. Il suo racconto aveva effettivamente dell’incredibile e nessuno dei suoi paesani volle crederle.

Offesa da tanta sfiducia e derisione, Alda volle dimostrare la veridicità del suo racconto ripetendo il salto nel vuoto sotto gli occhi di tutti, convinta che il miracolo si sarebbe rinnovato.

Tornò sul torrione e si gettò con la profonda convinzione di dimostrare a tutti di essere una sorta di eletta. Questa volta, però, la sua vanità e presunzione furono punite e Alda cadde sfracellandosi al suolo sotto gli occhi di tutti.

I racconti più macabri precisano che l’impatto fu talmente violento che, del suo bel corpo rimase solo un pezzo di orecchio.

vista dal basso della sacra di san michele

La storia della Sacra costruita con l’aiuto degli angeli

Oltre alla famosa leggenda della Bell’Alda, c’è una storia ancora più antica che tenta di spiegare, con un po’ di mistero, le origini dell’Abbazia. Essa attribuisce la costruzione della Sacra all’intervento divino che si è servito degli angeli.

Si narra, infatti che, tra il 1058 ed il 1061, Giovanni Vincenzo, Vescovo di Ravenna, si ritirò sul Monte Carpasio, allora completamente selvaggio e deserto.

Molteplici furono le sue visioni angeliche ma, in particolare, un giorno, gli apparve l’Arcangelo Michele che, avvolto da una luce celestiale, gli chiese di costruire una chiesa in suo onore. Il Vescovo era sconcertato da quella richiesta perché, in quel luogo disabitato e privo di ogni risorsa, non avrebbe disposto della manodopera occorrente alla realizzazione di un’opera così ambiziosa. L’Arcangelo, tuttavia, lo rassicurò garantendogli che, se fosse riuscito almeno a procurarsi il materiale, avrebbe, poi, disposto di tutto l’aiuto necessario.

Così, Giovanni Vincenzo, ebbe fede ed il giorno seguente andò nel bosco per procurarsi il legname, lo portò sul Monte Carpasio e lo lasciò all’esterno durante la notte. La mattina seguente, ebbe però una spiacevole sorpresa perché tutto il materiale da lui raccolto e trasportato con tanta fatica era scomparso. Scoraggiato ma non sconfitto, si procurò dell’altro materiale e cominciò a lavorare ma si rese conto che, mentre lui lavorava, delle colombe gli rubavano il legname e si dirigevano verso il Monte Pirchirano sul quale era visibile un incendio. La mattina seguente, con grande sorpresa, si trovò nuovamente davanti allo stesso deludente spettacolo: il materiale raccolto era scomparso ma lui, sempre pieno di fiducia nelle parole rassicuranti dell’angelo, andò a cercarne altro e lo depositò nello stesso posto. Tuttavia, dopo una settimana in cui, ogni giorno si ripeteva la stessa beffa, Giovanni Vincenzo cominciò a scoraggiarsi e abbandonò l’impresa. Fu allora che l’Arcangelo Michele tornò a parlargli rimproverandolo per la sua indolenza e lo spronò ad andare sul vicino Monte Pirchirano. Lì trovò tutto il materiale scomparso e capì che colombe ed angeli lo avevano trasportato su quel monte perché era lì che l’Arcangelo Michele voleva fosse costruita la chiesa che avrebbe portato il suo nome preceduto dalla parola “Sacra” perché consacrata dal fuoco.

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