Alla scoperta dell’Abbazia di Novalesa

Cruccone, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Un posto ricco di storia immerso nella natura. Non solo i credenti e gli appassionati di storia dovrebbero visitare questo gioiello della Val di Susa da scoprire ma anche chi cerca un posto adatto ad una gita in famiglia dovrebbe farlo…

La storia dell’Abbazia della Novalesa, vicino a Susa

Si contavano 726 anni dalla nascita di Cristo quando in questa area di importanza strategica, quella della Valle di Susa al confine col regno Longobardo, regnava il giovane Franco Abbone.

Ottenuto il consenso del Vescovo, Abbone, decise di fondare un’Abbazia intitolata ai Santi Pietro e Andrea.

L’Abbazia raggiunge molto presto un raro splendore e già in epoca carlinga arriva a contare più di cinquecento monaci che pregano e lavorano per accogliere i pellegrini ed i viandanti.

Nel 773, l’Abbazia può vantare un ospite d’eccezione: Carlo Magno che, prima di attaccare i Longobardi, soggiorna qui per qualche tempo rendendo sempre più prestigiosa la fama dell’Abbazia.

Nello stesso periodo, viene inaugurata la famosa biblioteca in cui i monaci trascrivono un’enorme quantità di testi.

L’Abbazia è distrutta nel 906 dai Saraceni; una terribile distruzione che non risparmia nulla, ma è solo la prima di una serie di sventure che nei secoli hanno colpito questo luogo di culto: dalla ricostruzione alla caduta in commenda, dal ripristino del titolo di Abbazia ad una nuova soppressione, nel 1798, del monastero. Nel 1862, gli edifici del complesso vengono adibiti a casa di cura e poi, ancora più tardi, diventano residenza estiva del Collegio Umberto I.  Solo nel 1973 ricomincia a splendere il sole su Novalesa, quando l’Abbazia è acquistata dalla Provincia di Torino e torna ad essere abitata dai monaci. Da allora, le campane riprendono a suonare e a scandire i momenti della giornata di lavoro come da regola benedettina.

Abbazia Novalesa esterno
Cruccone, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Leggende sul Monastero di Novalesa

La leggenda narra che varie storie, che cavalcano il confine tra la realtà e la fantasia, ruotino intorno alla figura di Sant’Eldrado, un frate realmente esistito e molto legato all’Abbazia di Novalesa.

Tra le leggende più famose sono quelle che lo descrivono nei panni di guaritore o di salvatore.

Come quella volta in cui alcuni frati lo chiamarono oltralpe per disinfestare il loro territorio dai serpenti che impedivano loro di lavorare serenamente. Così, Eldrado si recò sul posto e, con l’aiuto del suo bastone da pellegrino, radunò tutti i serpenti della zona conducendoli nei pressi di una profonda grotta. Ordinò così a quelle bestie di fare di quel luogo remoto e buio la loro casa e di non uscirvi mai più. Da quel giorno, i frati poterono lavorare indisturbati senza più scorgere l’ombra di un serpente.

Molto nota è anche la leggenda che racconta di una terribile carestia che afflisse Novalesa. Eldrado intervenne con la sua miracolosa benevolenza e con un tocco del suo bastone su un masso, aprì uno zampillo di olio di oliva nella roccia. Così tutta la popolazione poteva usarlo per il proprio sostentamento. Ma la furbizia di alcuni frati che cominciarono ad usare l’olio miracoloso per scopi commerciali, indispettì Eldrado che allora tramutò lo zampillo d’olio in una fontana d’acqua ancora oggi esistente nel parco dell’abbazia di Novalesa.

Ancora una curiosa storia è passata di bocca in bocca nell’arco dei secoli trascorsi in Val di Susa. Tutti sanno che Eldrado amava meditare nel parco durante il pomeriggio. Un giorno, rapito dal canto di un usignolo, si appisolò in una nicchia di roccia del giardino. Quando si risvegliò, fece rientro in abbazia ma ebbe una spiacevole sorpresa: il frate che gli aprì il portone non lo riconobbe e così non lo fece entrare. Eldrado provò ad insistere ma nessuno sembrava conoscerlo. Solo più tardi, consultando i documenti, quei frati appresero che un abate molto benvoluto abitò l’abbazia… ma trecento anni addietro! Il sonnellino di Eldrado era durato ben trecento anni.

Oggi, l’edificio che possiamo visitare è racchiuso da mura che, nonostante le vicissitudini storiche, sono quelle originali, così come lo è l’affresco che raffigura S.Stefano. Molto suggestive sono anche le cappelle medioevali costruite nel parco dell’Abbazia: la Cappella di San Salvatore, quella di Santa Maria Maddalena, quella di San Michele e quella di Sant’Eldrado. I monaci di Novalesa sono conosciuti per la loro abilità nell’arte del restauro dei libri che viene praticata, oggi come un tempo, nella sala del refettorio, una delle più affascinanti che il pubblico po’ visitare.

Nel periodo estivo e autunnale, l’Abbazia di Novalesa diventa baluardo, oltre che di storia anche di cultura grazie all’organizzazione di musei ed incontri sulla spiritualità.

Credenti o atei, l’umile splendore dell’Abbazia di Novalesa non può lasciare indifferenti.